Miami ha la sua storia toscana. Quasi una fiaba. Sembra infatti una novella la vicenda della nascita della Camera di Commercio Italiana a Miami. Una storia che  va raccontata, per non perderne la memoria. C’era una volta un toscano che, nel suo girovagare attraverso i paesi più belli del mondo, sbarcò un bel giorno a Miami.P1012423 Giovacchino Giurlani è  vice presidente della Fiat Stati Uniti e arriva a Miami nel 1990 per farsi carico dell’ufficio di Miami della famosa casa automobilistica. Quella che accoglie Giurlani è una città che vive un periodo di grande fermento. ” Si percepiva  una grandissima vitalità, tutto era  in divenire, un’espansione incredibile – ricorda Giurlani – un’energia che investiva tutto e tutti”. Miami comincia ad essere il punto nevralgico degli scambi internazionali, grazie anche alla sua posizione geografica strategica . Le aziende di tutto il mondo guardano con interesse crescente a questa città, che ben presto diventa la mecca dell’export internazionale. E a Miami è facile incontrarsi tra pezzi grossi di aziende importanti. Così accade a Giovacchino Giurlani, che nei salotti bene conosce rappresentanti di altre società  italiane.  E con alcuni di loro si instaura un vero e proprio sodalizio. Lorenzo Pelliccioli di Costa Crociere, Alberto Cordero di Montezemolo di Sudameris, Claudio Franchi di BNL, Piero Salussolia dello studio Baker McKenzie, Attilio Costabell dell’omonimo studio legale, Claudio Biondi di Alitalia, Roberto Simoni Console onorario d’Italia.

“Era chiaro a tutti che mancava un’ entità che rappresentasse l’Italia – racconta Giurlani – e la risposta a questa esigenza era la fondazione della Camera di Commercio italo-americana,già presente del resto  a New York e a San Francisco.”

”Un approccio del tutto disinteressato, quasi filantropico, quello degli otto personaggi. Le società per le quali operano sono grandi multinazionali, del tutto indifferenti ad una visione locale e al supporto offerto da un ente come la Camera di Commercio. Quindi, tutti gli interessati sono consapevoli che non avranno un grande  sostegno dalle rispettive aziende. Eppure, questi otto italiani credono nella potenzialità del progetto, e nel suo valore sociale. Volevamo fare qualcosa che fosse d’utilità per gli italiani  – ricorda Giurlani –  un aiuto per coloro che volevano fare impresa a Miami” . Insomma, qualcosa d’italiano per gli italiani.

Ma si sa, le buone idee non bastano. Occorrono i soldi. E proprio la mancanza di fondi  già nel passato aveva bloccato sul nascere la stessa iniziativa da parte di altri connazionali. Ma Giurlani non demorde e approfitta della nomina a presidente della Camera di Commercio italo-americana di New York dell’amministratore delegato di Fiat Stati Uniti. Una congiuntura favorevole, che permette a Giurlani di strappare un prestito di 20 mila dollari per la fondazione della Camera di Commercio di Miami. Sono pochi soldi, e gli otto “amici” decidono di contribuire con 1.000 dollari a testa. Ventottomila dollari per l’apertura della camera di commercio italo-americana di Miami! Nel maggio del 1991 si corona il sogno degli otto intrepidi italiani che, affittato un piccolo ufficio con segretaria, finalmente fondano la Camera di Commercio Italiana di Miami. Alberto Cordero di Montezemolo è il primo presidente, “scippando” il titolo a Giurlani, per volontà di Fiat che non vede di buon occhio due uomini Fiat al comando di due Camere di Commercio italo-americane  negli USA. Dopo 2 mesi,Montezemolo viene trasferito, e subentra al suo posto Pelliccioli, mentre Giurlani rimane vicepresidente. Ma dopo pochi mesi, anche    Pelliccioli viene trasferito e contemporaneamente scade il mandato del Presidente della Camera di New york. Finalmente nessun ostacolo per Giurlani, che può  accettare la nomina a Presidente che ricoprirà dalla fine del  ’91 al ’95. La Camera di Commercio comincia a funzionare e  non tradisce le aspettative dei fondatori.La comunità imprenditoriale locale infatti reagisce bene. “Dopo due anni contavamo ben ottanta iscritti – aggiunge orgoglioso Giurlani – quasi la metà degli iscritti di oggi”. Nei primi anni i fondatori lottano con tutte le loro forze, mantenendo anche con le loro finanze l’ente che ancora non gode di  alcun sostegno istituzionale.Un  lavoro duro, condotto con strategia e premiato dal successo associativo.P1012425 Tutto questo non sfugge ad  Assocamere che dopo tre lunghi anni riconosce ufficialmente la Camera di Commercio Italiana di Miami. E con il riconoscimento arrivano anche i primi fondi effettivi. E da lì in poi tutto scorre liscio, in un fiorire di attività che portano la Camera di Commercio di Miami ad essere quella di oggi. Grazie a Giurlani e a un manipolo di sognatori, è stata data una rappresentanza istituzionale ai connazionali di  Miami. Il Consolato generale Italiano, infatti, aprirà la sede a Miami solo un anno dopo l’apertura della Camera di Commercio.Fino a quel momento, il ruolo di console onorario era  attribuito a Roberto Simoni. Giurlani lascia la Presidenza della Camera di Commercio nel ’95 per rientrare in Italia nel ’96. Pochi anni anni quelli vissuti a Miami. Ma quello che quest’uomo ha lasciato vale una vita intera. E una Camera di Commercio.

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