La marea rossa che ha colpito il Golfo del Messico ha ucciso quest’anno più di 100 mucche di mare, bestioni acquatici conosciuti anche come Dugonghi o lamantini. La marea rossa è nota sin da metà Ottocento, effetto di un cambiamento nelle sostanze che vengono scaricate o finiscono in mare grazie alla pioggia, ed è ora favorita anche dall’innalzamento delle temperature dell’acqua per via dei cambiamenti climatici. Causata dalla proliferazione della cosiddetta alga-killer, la Karenia Brevis, in Florida persiste da mesi sulle acque da Pinellas fino alle spiagge a nord della contea di Collier, lungo oltre 120 chilometri di costa. L’alga, a differenza della mucillagine che ha “invaso” più volte il Mare Adriatico, è altamente velenosa per gli animali marini e ha causato la morte di milioni di pesci, che finiscono sulle spiagge della Florida a formare enormi banchi maleodoranti, con la necessità di imponenti opere di pulizia e bonifica.

A fungere da carburante per quest’alga sono i fosfati e i nitrati che da qualche anno finiscono nelle acque fluviali e poi in quelle del Golfo, come conseguenza dei concimi usati nell’agricoltura intensiva sulla terraferma. Più di 100 di lamantini, bestioni troppo lenti per sfuggire al dilagare della  marea rossa, sono stati rinvenuti morti fino ad ora, ma per i biologi marini che se ne occupano numerose carcasse non sono ancora state trovate a causa delle correnti del Golfo e oceaniche. La mucca di mare, o lamantino o dugongo che dir si voglia, può esserne soffocato quando gli intasa le branchie, o avvelenato quando si appiccica alla pelle, o morirne per averla mangiata assieme ad altre piante – il lamantino è un animale acquatico erbivoro. Ma l’alga è pericolosa anche per gli esseri umani, solo quest’estate più di 50 persone sono state ricoverate per essere entrate a contatto con la marea rossa o averne respirato i miasmi tossici. La Florida non è nuova a questo disastro, che causa ogni volta milioni di dollari di danni al turismo e alla pesca, uccidendo i pesco e avvelenando i molluschi: nel 2005 un evento simile portò alla morte di più di 300 di queste mucche del mare, e anche allora si puntò il dito sull’agricoltura, dato che le grandi piogge di quell’anno avevano dilavato i terreni dai fertilizzanti a base di azoto, riversandoli in mare, regalando alle alghe-killer una colossale abbuffata di nutrienti. La neurotossina rilasciata dalla karenia brevis paralizza il sistema nervoso di pesci, anfibi e molluschi, ed è causa di gravi infiammazioni respiratorie e irritazioni alla pelle negli esseri umani. Ad oggi non esiste ancora un metodo per contrastare questa marea tossica; negli anni ‘60 si provò a contrastarla irrorandola di verderame, un fungicida usato anche nei vigneti, ma gli spaventosi effetti collaterali causarono danni enormi all’ecosistema e si decise di abbandonare la pratica. Se la marea rossa del 2005 è stata comunque più contenuta della corrispettiva del 2005 – grande più di 65 mila chilometri quadrati-, è anche vero che il numero di lamantini rinvenuti morti fino ad oggi è maggiore di quelli di tutto il 2017. La Florida Fish&Wildlife Conservation Commission, monitora l’evento da quasi due decenni grazie all’ausilio di satelliti appositi, e finanzia da quasi mezzo secolo la ricerca di una ‘cura’ per quest’alga, sinora senza alcun risultato. Per i poveri lamantini è un’altra causa di morte da aggiungere alla lista di quelli causati dall’uomo: questo bestione è già falcidiato dagli impatti con le carene delle imbarcazioni, o dalle loro eliche, dal bracconaggio e dall’inquinamento. Le spiagge in cui sono stati riscontrati maggiori danni alla salute degli esseri umani per via dell’alga sono quelle di Manatee, Sarasota, e della contea di Lee. Senza tener conto degli effetti negativi sulla pesca e sul turismo in quelle zone, con orde di bagnanti che abbandonano i litorali per spostarsi verso località turistiche “più sicure”.

A peggiorare la situazione c’è la tempesta tropicale Gordon che spazza il Golfo del Messico in queste ore, cui effetti sulla marea rossa sono sconosciuti e imprevedibili.

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