Cosa spinge l’essere umano a rivoluzionare la propria esistenza, a spiccare quel salto nel buio che tanto spaventa ma altrettanto affascina? L’abbiamo chiesto a Fernando Birri, poeta e regista argentino di anni 92 considerato il padre del nuovo cinema latino-americano. Cineasta, precursore e visionario, elargitore di esperienze che nel campo della cultura scritta e audiovisiva lo rendono unico. Lo incontriamo in occasione dell’evento “Quanti Italiani Nel Mondo” che si è tenuto a Miami la prima settimana di agosto. L’iniziativa al suo primo anno, vuole essere un punto di incontro per tutti coloro che hanno preso in mano la propria vita e si sono costretti ad una scelta più o meno definitiva, alla ricerca di quel qualcosa in più. Ragazzi fra i 20 e i 35 anni, individui estremamente diversi eppure molto simili. C’è chi non ha finito l’università perché ha fame di mondo, chi non l’ha mai iniziata perché “l’esperienza si fa sul campo”. Chi ci ha provato tanto, nel nostro Bel Paese, ma non è mai riuscito ad emergere. Chi insegue l’altrettanto esausto sogno americano che nonostante tutto sopravvive alla storia, al tempo e alle generazioni. Centinaia diverse personalità unite sotto lo stesso caldo capannone, ognuno alla disperata ricerca di qualcuno capace di dire loro: “Si, avete fatto la scelta giusta”. Ed è qui che Fernando Birri fa il suo ingresso. Un uomo che ha vissuto così intensamente da portare evidenti segni fisici. Racconta degli esili, del regime argentino, di come siano più le volte che ci si trova a sbattere con la faccia a terra rispetto alle volte in cui saltiamo dalla gioia convinti di avercela fatta. “Una volta compreso e accettato questo”, dice, “si smette di cercare la fonte della felicità ma cominciamo a godere di quegli attimi che la vita ci regala, consapevoli che si tratta spesso di momenti effimeri, ingannevoli”. Partecipare ad un dibattito di questo spessore mette inevitabilmente ognuno di noi a nudo rispetto alle scelte effettuate, alle opportunità colte e a quelle non sfruttate. E per quanto quel salto nel buio sia sempre capace di terrorizzare, è necessario non farsi immobilizzare. “Imparare a vedere. Tutto ciò che vediamo nasconde sempre una parte, la lascia in ombra. E’ lì che si deve arrivare, illuminare scoprire, decifrare”, conclude Birri. Ora l’intera platea è in piedi ad applaudire quel saggio signore che ha saputo con poche, semplici parole cogliere l’essenza di un evento destinato a diventare appuntamento fisso per tutti coloro che non si accontentano del semplice concetto di “straniero”. Di quel qualcuno che non c’era e ora c’è, o sta per arrivare. Perché quel sopravvenire dello straniero cambia le cose, signori miei, costringe a un “riaggiustamento” dello status quo. Welcome to Miami!