In cerca di fortuna negli Stati Uniti,  Enrico Forti è un cittadino Italiano trasferitosi a Miami, iniziando una brillante carriera da imprenditore e produttore televisivo, vantando un curriculum da ex campione di Windsurf e vincitore di “Telemike”, il celebre programma anni ’80 di Mike Buongiorno. Ieri, mercoledì 5 novembre 2019, il programma de “Le Iene” ha ripercorso quello che potrebbe essere uno dei più grandi errori nel sistema giudiziario Statunitense. Sono infatti vent’anni che Enrico Forti risiede nell’istituto penitenziario “Dade Correctional Institution” a Florida City, USA, per scontare una pena all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike. Enrico ha compiuto 60 anni in carcere, lo scorso febbraio, padre di tre figli,  e si è sempre dichiarato innocente. Lo stesso Avvocato newyorkese Joe Tacopina che lo patrocina,  lo definisce “Il più grande errore giudiziario mai visto, nessun movente, nessuna prova, un processo pieno di buchi».

Il fatto accaduto nel lontano febbraio del 1998, vede Enrico Forti coinvolto nell’omicidio di Dale Pike, figlio di  Anthony Pike durante la compravendita del Pikes Hotel a Ibiza, Dale venne trovato misteriosamente assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami e “Chico” Forti fu accusato di essere l’autore dell’omicidio. Dopo un lungo processo, riceve la condanna all’ergastolo nel 2000. L’avvocato, ripercorrendo il fatto, afferma che Enrico durante il processo non è stato mai chiamato a testimoniare. L’opinione pubblica Americana, molto sensibile a simili fatti di cronaca converge nel confermare l’assenza di prove a suo carico oltre che l’assenza di un movente schiacciante. Ormai sono circa 10 anni che viene richiesta la revisione processuale, ma non è mai arrivata alcuna risposta. Il  caso negli anni ha assunto una rilevanza internazionale, in cui sono state coinvolte molte volte le sedi Istituzionali del Ministero degli Esteri, tra cui i Ministri di allora Franco Frattini, Giulio Maria Terzi, Emma Bonino e altre istituzioni nazionali.

Ancora oggi, il più attivo difensore di Enrico è lo zio Gianni, che smuove media e cronaca per far si che la verità venga a galla, per dimostrare l’innocenza di suo nipote. Purtroppo il sistema giudiziario negli Stati Uniti prevede la riapertura del caso solo al verificato accertamento di nuove prove di cui non si poteva essere a conoscenza all’epoca del processo e in grado di modificare gli esiti della sentenza.

Scendendo nel particolare, il servizio de “Le Iene” si sofferma su alcune teorie che ruotano intorno a Enrico, ovvero che è rimasto incastrato per colpa di un documentario che lui stesso girò all’epoca dell’omicidio di Gianni Versace ovvero a luglio del 1997, quando lavorava come produttore televisivo. Nel documentario Enrico andava apertamente contro la ricostruzione effettuata dalla polizia sul ritrovamento del cadavere di Andrew Cunanan, il serial killer autore dell’omicidio dello stilista italiano. Cunanan, secondo le istituzioni di Miami, fu trovato morto alcuni giorni dopo l’omicidio Versace, in una casa galleggiante nella baia. Secondo quanto mandato in onda nel documentario di Enrico, tale ricostruzione veniva smontata e veniva ipotizzato che Cunanan fosse stato ucciso e il cadavere fosse stato piazzato li per depistare. Fatto sta che la vicenda di Enrico Forti ha destato l’attenzione dei media internazionali oltre che Italiani e Statunitensi, portando avanti da un lato il rischio di aver incarcerato a vita un innocente, dall’altro di ammettere un clamoroso errore giudiziario che potrebbe costare troppo in termini di immagine al sistema giudiziario degli USA. L’accusa di esser stato incastrato da alcuni poteri forti è quella che più serpeggia tra l’opinione pubblica che lo difende in attesa di nuovi sviluppi.

Rimanete con noi qualora dovessero esserci ulteriori sviluppi sulla vicenda.

Commenti Facebook

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here