Chissà se dopo ieri sera i figli di Elon Reeve Musk risponderanno al telefono dicendo: “Papà, riferisci alla mamma che non rientriamo per cena, siamo a 390 milioni di km dal sole”! Già, perché è proprio lì che abbiamo lasciato il gioiellino Tesla Roadster alle 4.50 ora italiana di stamattina, partorita nello spazio dallo Space X Falcon Heavy esattamente a 3 minuti e 15 secondi dal riuscitissimo lancio. Ma andiamo per ordine, prima una breve descrizione per chi di spazio mastica più il Fantasy stile Star Wars che non la base scientifica:
Alle 21.45 ora italiana di ieri sera, è stato lanciato da Cape Canaveral il Falco Heavy di Space X, il razzo vettore che possiamo tranquillamente definire come il più potente al mondo, formato da 27 motori Merlin, 23 Mega Newton (Credo che anche per chi non parla la lingua spaziale la sensazione sia di estrema potenza). Nella pancia del razzo era inserito il capolavoro d’arte moderna Tesla Roadster diretta a parcheggiare sul Pianeta Rosso a cui la razza umana sta ambendo da un po’. Alla guida c’è Starman, il manichino che è già la mascotte d’eccellenza di tutti gli addetti ai lavori e che indossa la tuta prototipo.
Sull’autoradio si legge “Don’t Panic” (dovrei tatuarmelo anch’io per la vita di ogni giorno, mentre Starman conquista lo spazio)! Sulla scheda madre si legge “Made on Earth by Humans” mentre la radio di bordo trasmette Space Oddity. Nel cruscotto, giusto perché siamo esseri umani educati (…) la Guida Galattica per autostoppisti. Il lancio è avvenuto in tre stadi stadi, sulle note di David Bowie che intona Life On Mars.
PRIMO STADIO
A 2’45” dal lancio, a 30 km di altezza si sono staccati i due booster laterali (due razzi ausiliari per il decollo) per la manovra di rientro mentre i 9 motori del core centrale cominciano a rallentare per risparmiare il carburante.
SECONDO STADIO
A 3’15” il core centrale si è spento passando il testimone al motore del secondo stadio. Il Fairing (carenatura per noi comuni mortali, il rivestimento di un aeromobile progettato per avere una forma sagomata che aiuti a ridurre la resistenza all’aria), si è aperto a 4’ dal lancio lasciando esposta la Tesla. Alle 21.54, ossia 9’30” dopo il lancio i due booster laterali (ora sappiamo cosa significhi), sono atterrati a Cape Canaveral, a differenza purtroppo del Core Centrale che non è atterrato nell’Atlantico come previsto. Se nel corso del primo stadio l’orbita era molto bassa, il secondo burn ha permesso un’orbita ellittica così misurata: Perigeo a 180 km di quota- Apogeo 6951 Km – Inclinazione 29°. La manovra è stata visibile in diretta grazie a Space X che ha reso pubblico un live streaming della Tesla nello spazio, pazzesco se ci fermiamo a pensare che vengono ancora chiamati “live” i collegamenti con L’Isola dei Famosi (…)!
TERZO STADIO
Alle 4.50 ora italiana il terzo Burn. L’obiettivo, come più volte ripetuto era quello di raggiungere l’orbita di Marte ma sfruttare al massimo la fionda gravitazionale ha spinto la Tesla fino quasi a Cerere a (appunto) 390 milioni di km dal sole che conosciamo. A questo punto è d’obbligo concludere con le parole di uno degli uomini che ha reso possibile tutto questo, Elon Musk:
“Guardate quella macchina nello spazio, voglio dire, è ridicolo. E’ vera proprio perché sembra finta. Fosse finta sarebbe molto più bella, perché la CGI oggi è in grado di fare di meglio”. E’ in momenti come questi che riprendere quel po’ di fiducia nell’umanità ci fa comprendere di che genio siamo dotati come razza umana e dove potremmo arrivare se solo imparassimo a incanalare tutto quello di cui siamo capaci verso qualcosa di unico, perseguendo un obiettivo comune.