Ci sono momenti in cui le notizie non hanno confini. E le parole sono superate dai silenzi. L’ineluttabile diventa inesprimibile. Ecco, in questi giorni l’Italia sta vivendo uno di questi momenti. E’  difficile trovare le parole per descrivere la drammaticità del sisma che il 24 agosto scorso, alle 3,36 di mattina ha colpito l’area fra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. La violenza inaudita di magnitudo 6.0 ha devastato paesi, centri abitati. Tre paesi, Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto non esistono più. Completamente cancellati dalla faccia delle terra. La geografia dovrà farne a meno.

Terremoto ad Amatrice (9)Come un ladro che entra furtivo nelle case di notte, il sisma ha vigliaccamente colpito persone inermi immerse nel sonno, facendo strage di vittime indifese, tranquille nei loro letti, al sicuro nelle proprie case. Piccole abitazioni di pietra, in borghi pittoreschi abitati solitamente da poche centinaia di persone ma pronti a trasformarsi, proprio in questi giorni, in ameni luoghi di villeggiatura per tanti turisti. Paesini incantevoli, rimasti nel cuore ai tanti compaesani trasferiti altrove per necessità, ma che sempre in questa stagione tornavano dove avevano le radici, appuntamento rituale con la propria appartenenza identitaria.Borghi in festa, pieni di allegria, gente che s’incontra per i vicoli,  famiglie che si ricompongono chissà dopo quanto tempo, tavole apparecchiate sotto pergolati…..Poi scende la notte.L’ultima per molti. Da cancellare per tutti. La terra trema. Si apre il cielo sopra le teste e la terra sotto i piedi. Centoquaranta secondi interminabili. Inesorabili. Un silenzio angosciante. Come è angosciante  fare il bilancio della situazione, a due giorni dalla prima scossa. Quello che si presenta agli occhi è  un vero bollettino di guerra; 268 i morti, 207 dei quali solo ad Amatrice.387 i feriti passati per gli ospedali di Lazio, Umbria e Marche.  238 le persone estratte vive dalle macerie  fino a ieri  dai Vigili del Fuoco e dal Soccorso Alpino.

E il sisma non fa sconti a nessuno, e raccoglie vittime a mano bassa, senza rispetto per nessuno. E dalle macerie emergono le storie, quelle sì. E sono storie che fanno male.Come quella della famiglia di Accumoli, padre, madre, e due bimbi piccoli. La casa era praticamente rimasta in piedi:il campanile della chiesa accanto è crollato  sulla loro casa, colpendo proprio le camere. Almeno quindici soccorritori hanno scavato per ore a mani nude  nel disperato tentativo di salvarle la famiglia. Fino all’ultimo la speranza era tenuta in vita dalle urla della mamma e di uno dei bimbi. Purtroppo quando sono stati raggiunti erano già tutti morti. Marisol aveva solo diciotto mesi ed era in vacanza con i genitori ad Arquata del Tronto. Una vacanza meritata, la loro: la mamma aveva ancora negli occhi la tragedia del terremoto dell’Aqulia, la sua città che decise di lasciare dopo il trauma sùbito. Ma la sorte si sa, si prende gioco dei nostri calcoli. E così si è portata via la piccola Marisol. I suoi genitori si sono salvati, sono ricoverati e dal letto dell’ospedale non fanno che chiedere di lei. Ma nessuno ha avuto  ancora il coraggio di dire la verità. Ce l’hanno fatta invece Samuele e Leone, 4 e 6 anni. I due fratellini sono vivi grazie al coraggio della nonna Vitaliana che, alla prima scossa, ha riparato i due bimbi sotto il letto, salvandoli. Due bimbi attoniti,quelli estratti vivi dalle macerie,  senza una lacrima da piangere né un lamento da proferire. Solo occhi sbarrati su un mondo che non è più il loro. Ad Amatrice un bambino di undici anni, inghiottito dai sassi della palazzina dove viveva, ha avuto la prontezza di spirito di inviare un sms al padre , invocando aiuto. Le sue grida hanno guidato il lavoro disperato di 20 persone, intervenute con tutte le apparecchiature possibili. Poi le grida si sono fatte sempre più deboli, fino a scomparire. A nulla sono valsi i soccorsi, il bambino è stato estratto ormai morto. Interminabile è l’elenco delle vittime, in quello che è stato definito, non a caso, il “terremoto dei bambini” per l’alto tributo di piccoli. Ma questo evento sismico non sarà ricordato solo per il suo aspetto drammatico, ma per la risposta pronta della macchina dei soccorsi. Tutta l’Italia ha risposto immediatamente con una organizzazione perfetta e una tempestività  incredibile, considerando l’orario del sisma,. Buona parte dei centri abitati erano completamente irraggiungibile a causa di frane o crollo di ponti e strade, cosa che ha costretto i soccorritori a raggiungere i luoghi con elitrasporto.

Terremoto ad Amatrice (8)Nonostante questo, alle prime luci dell’alba, la macchina dei soccorsi era già operativa sui territori.Un esercito di volontari e operatori della Croce Rossa, squadre di soccorso con Mezzi e Tecniche Speciali provenienti da tutta Italia. Attivate immediatamente le sale operative della Croce Rossa e i Centri d’Intervento di Emergenza su tutto il territorio nazionale. Un lavoro portato avanti nelle condizioni più estreme, scavando anche a mani nude, senza interruzione. Anzi. I volontari hanno accorciato il loro breve riposo sotto le tende per lasciare libere le brande per i superstiti. La parte del leone negli interventi di recupero l’hanno svolta le squadre cinofile: i cani non hanno smentito la loro fama di migliori amici dell’uomo, permettendo il recupero di numerose vittime.Una macchina organizzativa perfetta , quella dei soccorsi, presa a modello da tutto il mondo. Perché gli italiani sono anche questo. E non solo. Immane la gara di solidarietà scattata in tutto il Paese. Le offerte di aiuto di qualsiasi genere hanno superato l’effettiva necessità, come nel caso del sangue. A poche ore dal sisma, i vari centri prelievo di tutto il paese sono stati letteralmente presi d’assalto per le donazioni di sangue. Alberghi e privati hanno offerto ricettività per le persone sfollate. Nei comuni colpiti sono stati allestiti  centri di raccolta dove stanno pervenendo da tutte le regioni beni di prima necessità e generi alimentari non deperibili. Tutta l’Italia si stringe attorno a questa terra smembrata, a questa gente che ha perso tutto. Ma sappiamo che il vero terremoto deve ancora venire. Quel black out  che segue la consapevolezza delle cose, appena usciti dal vortice dell’evento. Il vero terremoto avverrà nei prossimi giorni, quando chi è sopravvissuto prenderà coscienza di quello che ha perso. Per sempre. Figli senza genitori, nonni senza nipoti, coniugi senza il compagno di una vita. E viceversa. Senza più casa dove tornare, luoghi da vivere, abitudini da rispettare.

Il 27 agosto è stato indetto lutto nazionale. L’Italia per un giorno si ferma. Solidale. Come solidale si è dimostrato il resto del mondo, dal quale sono arrivati messaggi di fratellanza e offerte d’aiuto. Spicca tra tutte per la tempestività quella avanzata dalla Federazione Russa.  Il leader Vladimir Putin ha promesso aiuto concreto all’Italia attraverso supporto tecnico operativo. Ma per l’Italia in questo momento è importante l’abbraccio  da parte di tutto il mondo. E il mondo non ha tardato a rispondere.

Dopo Dallas e Toronto, anche New York e Rio de Janeiro hanno manifestato la loro vicinanza all’Italia con il tricolore che campeggia sui loro monumenti simbolo. Da ieri il tricolore italiano brilla luminoso sulla Freedom Tower e sul Cristo del Corcovado. E il tricolore aspetta di brillare anche nel cielo di Miami.

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