L‘NBA è pieno di grandi giocatori, ma di giocatori che ne hanno fatto storia, beh, quella è tutt’altra faccenda e il campione Dwyane Wade è sicuramente uno di loro.

Viene difficile negarlo quando a 37 anni suonati, nonostante gli acciacchi, metti a segno 45 punti in due partite. Anzi, detto tra noi sembra quasi uno spreco, ma Wade già da tempo aveva parlato del suo ritiro e alla fine l’ha fatto e lo ha fatto in una notte resa amara dalla sconfitta contro i Nets, ma allo stesso tempo indimenticabile per l’affetto e l’ammirazione che tutti, dallo staff alla famiglia, dagli amici ai fan, hanno dimostrato.

Bam Adebayo ha indossato queste scarpe come tributo al compagno di squadra Wade

Ha detto basta e lo ha fatto dopo essere stato per 16 stagioni il simbolo degli Heat. Non è però stato sempre tutto bello, anzi. La storia del campione di Miami inizia ben lontano dal sole della Florida, in un quartiere non proprio raccomandabile di Chicago dove vive con la madre e la sorella, poco più grande di lui. La madre risucchiata dal mondo della droga, non era certa la figura adatta a crescere due bambini e una notte, quando Wade aveva solo 4 anni, successe l’inevitabile. La polizia irrompe in casa e con pistola puntata alla testa, arresta la madre. “Mi sono sempre presa cura di lui, sono la sua migliore amica e so cosa ha passato” racconta la sorella, ricordando anche questo episodio. I due bambini però non sono soli e il padre, da cui la madre aveva divorziato quando Wade aveva solo pochi mesi, li prende con sè sperando di recuperare il tempo perso. Severità e disciplina sono le parole chiave con cui viene cresciuto da lì in poi. La scuola non è il suo primo pensiero (i voti sono troppo bassi) e per questo motivo il primo anno alla Marquette University lo passa in panchina, ma i due anni successivi sono suoi e col suo talento porta il College alle Final Four di Ncaa , prima dell’elezione al Draft Nba del 2003. Qui inizia tutto.

MIAMI, FL – APRIL 9: Dwyane Wade #3 of the Miami Heat watches his tribute video in honor of his career on April 9, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this Photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2019 NBAE (Photo by Jesse D. Garrabrant/NBAE via Getty Images)

Al fianco di LeBron James, Darko Milicic, Carmelo Anthony e Cris Bosh viene scelto e inizia a scrivere la storia di Miami. Con indosso la canotta numero 3 vive gli anni successivi al massimo: in campo gli riesce praticamente tutto. La sua grande grinta e dedizione lo portano però, allo stesso tempo, ai primi acciacchi, prima la caviglia, poi la spalla, i ginocchi fino ai primi segni di artrite proprio quando a Miami arrivano Bosh e James. Azzarda una piccola parentesi in quella che è stata casa sua e firma con i Bulls, quelli dove aveva giocato il suo campione Michael Jordan, ma non rimane altro che una parentesi, come quella in Ohio durata solo sei mesi, e alla fine il cuore lo riporta sulle spiagge della Florida.

Ieri notte, l’amaro in bocca per la speranza degli ultimi playoff ormai svanita è stato rimpiazzato dal calore che tutta l’Arena ha manifestato. C’erano tutti. C’erano davvero tutti. Si perchè con la moglie, i figli, il padre e la sorella c’era anche JoLynda, la madre che con gli occhi gonfi di lacrime gli ha detto quanto fosse orgogliosa dell’uomo che era diventato.

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