WASHINGTON – Definitivo via libera da parte della Corte Suprema al contestato “muslim ban” fortemente voluto dal presidente Donald Trump. Con 5 voti a favore e 4 contro – decisivo il voto di un giudice da poco nominato proprio dal presidente -, il tribunale costituzionale americano ha dichiarato legittime le restrizioni agli ingressi su suolo americano di cittadini di alcune nazioni prevalentemente musulmane. Si tratta di Libia, Iran, Somalia, Siria e Yemen. Il provvedimento colpisce anche i cittadini della Corea del Nord e alcuni funzionari del Venezuela, ma la loro condizione non era oggetto della diatriba legale.

«Il provvedimento restrittivo della Casa Bianca rientra nell’autorità del presidente – ha annunciato il giudice della Corte John Roberts «perché previene l’ingresso di cittadini che non possono essere controllati adeguatamente inducendo altri Paesi a migliorare le loro pratiche», mentre il testo non dice nulla a proposito della religione. Una «vittoria fantasica», commenta Trump su Twitter dopo aver esultato con un “Wow”. La sentenza della Corte «vendica mesi di commenti isterici da parte dei media e dei Democratici, che non hanno fatto ciò che è necessario fare per rendere sicuri i nostri confini e il nostro paese. Fino a quando sarò presidente difenderò la sovranità, la sicurezza e la tranquillità dei cittadini americani e combatterò per un sistema d’immigrazione che rispetti gli interessi nazionali degli Stati Uniti e dei suoi cittadini».

Il muslim ban è stato introdotto a più riprese. La prima, che fu immediatamente bloccata, provocò il caos negli aeroporti degli Stati Uniti, dove in molti si riversarono per protestare contro il presidente, dando il via a una marea di cause legali. La seconda versione più soft fu legittimata dalla Corte Suprema lo scorso giugno quando accettò di occuparsi dei ricorsi. I ricorsi furono giudicati decaduti quando in ottobre il travel ban giunse a scadenza. A gennaio la stessa Corte accolse le sfide legali lanciate contro il terzo bando (che rimuoveva per esempio il Ciad dalla lista nera). Quella versione è già in vigore per via di un ordine di giudici dello scorso dicembre che ne permetteva l’implementazione mentre le cause andavano avanti. Ora il via libera definitivo con il pronunciamento della Corte Suprema.

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