Al passaggio dell’ Uragano Harvey, il bilancio si aggrava: 37 vittime e i danni all’ambiente sono maggiori del previsto: si stimano oltre 160 miliardi di $ di danni.

Il Governatore dello Stato del Texas, Greg Abbott afferma “Il peggio non è ancora passato”. Il sole da quelle parti nel sud est dello Stato è tornato a splendere, la tempesta si è allontanata, lasciando dietro di se una distesa di distruzione. La conta dei morti è salita a 37 vittime e, come succede in questi casi, purtroppo, potrebbe aumentare.

L’altro aspetto negativo del passaggio di questo Uragano è la conta dei danni: secondo il calcolo di alcuni esperti, ammonterebbe a circa 160 miliardi di dollari, l’equivalente della somma dei soldi occorsi per le popolazioni e i territori colpiti dall’ Uragano Katrina e dall’ Uragano Sandy. E mentre la macchina dei soccorsi va avanti, porta a porta, strenuamente notte e giorno con le unità di ricerca dei dispersi, sommozzatori della protezione civile e con le unità cinofile (tra cui quelle della città di Miami), la prossima minaccia da affrontare è una possibile fuoriuscita di sostanze da un impianto di una raffineria chimica danneggiata dalle alluvioni in una cittadina vicino a Houston.

Ieri è atterrato a Corpus Christi per seguire le operazioni da vicino, il Vice Presidente Mike Pence, così come martedì scorso fece il Presidente Donald Trump e la first lady Melania. Il Vice Presidente, si è diretto subito a Rockport, città sulla costa colpita per prima dall’Uragano Harvey. Il Presidente Trump sabato dovrebbe tornare in Texas e in Louisiana, stato colpito per secondo dalla tempesta.

La perturbazione che si è allontanata, è stata declassata a depressione tropicale e la sua minaccia si è ridimensionata notevolmente, ma un nuovo uragano denominato Irma, si sta formando sull’Atlantico orientale: è stato classificato per il momento con una categoria 2 (in una scala di valori da 1 a 5) e porta con sé venti che arrivano ad una velocità di oltre 160 km all’ ora.

Alcuni esperti di meteorologia, al momento sembrerebbe rassicurare gli abitanti di quelle zone, non essendoci una minaccia immediata per il Continente, dove invece gli effetti e la distruzione del passaggio di Harvey si trascineranno per molto tempo ancora. La vera emergenza per quelle località colpite più duramente è la contaminazione delle acque e dei territori a seguito di un incendio in un impianto chimico nella cittadina di Crosby, vicino a Houston, gestito dalla società francese Arkema. La densa e alta colonna di fumo nero che si è levata per ore sulla cittadina, ha fatto temere il peggio, considerando il rischio di esplosioni a seguito degli incendi dei serbatoi delle sostanze infiammabili. Uno è stato confermato per uno dei container, con la conseguente fuoriuscita di sostanze chimiche, nonostante l’attività di produzione nell’impianto sia stata interrotta già venerdì scorso, prima dell’arrivo dell’Uragano Harvey.

Sulla cittadina si sono rovesciati oltre 102 centimetri di pioggia che hanno allagato la zona in cui sorge la fabbrica interrompendo di fatto la fornitura di energia elettrica alla città, compromettendo la sicurezza del sistema di refrigerazione dei composti chimici stoccati all’interno di questi container dell’impianto che ha smesso di funzionare. Si spera che l’isolamento di quello andato a fuoco possa evitare catastrofi per la zona circostante e l’avvelenamento di tutto l’ambiente circostante. Un pensiero va alle vittime di questa immane tragedia e per i migliaia di sfollati, la speranza è che Washington non gli abbandoni.

Go Huston, Go Texas!

 

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